L’azienda foggiana, attiva nel settore ambientale, è sempre in cerca di nuove opportunità all’estero. puntando innanzitutto sui propri brevetti.
Incontriamo Ciro Frisoli, amministratore della omonima azienda foggiana nel suo ufficio di corso Garibaldi. A dispetto della sua non giovanissima età, Ciro è sempre in movimento, da una parte all’altra del mondo e con una gran voglia di fare, di rischiare, di mettersi in gioco. Una vivacità non proprio usuale da queste parti, soprattutto quando, forse, ci si potrebbe anche accontentare di quanto realizzato fin qui. “Nella vita non ci si può mai fermare – annota Ciro. E’ proprio nella natura dell’uomo essere sempre alla ricerca di altro, desiderare il meglio per se e per gli altri e muoversi per cercare di ottenerlo. Ho sempre improntato la mia azienda proprio a questo, a svilupparsi, senza mettersi troppi limiti, né dimensionali né geografici. D’altra parte anche tutto il lavoro fatto per arrivare alla brevettazione dei nostri sistemi è andato in questa direzione. Sapevamo di avere tra le mani qualcosa di unico e non ci siamo fermati, anzi abbiamo fatto di tutto per affermare le nostre intuizioni sia sul mercato nazionale che su quello internazionale”.
Andiamo con ordine. Innanzitutto, di cosa si occupa la tua azienda?
“La mia azienda opera nel settore ambientale, offrendo una serie di servizi per il recupero volumetrico in discariche, la messa in sicurezza di discariche dismesse, la costruzione e la gestione di impianti di discarica, oltre a tutta un’altra serie di servizi collegati, tra cui anche i servizi di progettazione. Si tratta di un lavoro molto delicato e direi anche strategico, soprattutto in questo momento storico, nel quale ci troviamo con grandi problemi di disponibilità di spazi nelle discariche attuali. Basti pensare alla situazione di tante città italiane che oggi praticamente non sanno come smaltire i propri rifiuti. La nostra metodologia di lavoro va proprio nella direzione di ricavare spazio, attraverso una risistemazione dei rifiuti in discarica, realizzando un’espansione verticale della stessa”.
Beh, un’ottima soluzione per i problemi ambientali del nostro Paese e probabilmente, di tante parti del mondo…
“Esattamente. Come dicevo prima, sicuramente in Italia il problema è molto sentito. Se pensiamo che città come Roma sono in grande difficoltà e chiedono ad altre regioni di poter accogliere i propri rifiuti, è evidente che la situazione è davvero critica. Ma non è solo la nostra capitale ad avere questi problemi. Chi più chi meno, tutte le città vivono o si apprestano a vivere situazioni similari. Per non parlare di altre parti del mondo, dove i problemi ambientali per certi versi sono ancora più significativi. Pensiamo ai Paesi dell’Est europeo, per esempio, dove per tanto tempo non si è fatta attenzione a cosa si stava creando, gestendo le discariche in maniera spesso approssimativa. Oppure anche all’America Latina, dove addirittura ci sono persone che vivono all’interno delle discariche, affiancando ai problemi ambientali, problemi anche di natura sociale”.
E’ per questo che siete molto attivi sui mercati internazionali?
“Si, certamente. Intanto, fin dal 2005 abbiamo deciso di brevettare il nostro sistema anche a livello europeo, proprio per proteggere la nostra metodologia di lavoro. E così fin da subito ci siamo proiettati sui mercati internazionali. La nostra prima missione all’estero fu in Polonia, proprio attraverso la Cdo, nel 2006. E poi da lì abbiamo esplorato diversi Paesi, sia europei, sia intercontinentali. In Perù ad esempio, sempre attraverso la Cdo, stiamo lavorando ad un progetto molto interessante che riguarda la combinazione di aspetti ambientali con problematiche sociali”.
Di cosa si tratta, in particolare?
“Come accennavo prima, nei Paesi dell’America Latina, all’interno delle discariche purtroppo vivono diverse persone in situazioni ovviamente di estremo degrado. E pertanto anche quando si vuole intervenire sulle discariche per consentirne una sistemazione, occorre tener presente anche questo aspetto. Non si può cioè pensare solo al problema ambientale ma occorre pensare anche a queste persone e a come l’intervento impatterà sulla loro vita. E così abbiamo iniziato a dialogare con Avsi, una organizzazione non governativa che si occupa di progetti sociali nei Paesi in via di sviluppo. Abbiamo con loro sottoscritto un protocollo d’intesa per arrivare a progettare un intervento in una discarica in Perù che da un lato affronti il problema dei rifiuti e della loro corretta gestione e dall’altro che dia alle persone che attualmente ci vivono delle condizioni di vita migliori, anche integrandoli nel processo lavorativo”.
Quanto è difficile per una piccola impresa affrontare il processo di internazionalizzazione? E comunque, ne vale la pena?
“Internazionalizzarsi oggi è essenziale, non solo per ampliare il proprio mercato, ma innanzitutto per acquisire una mentalità diversa, più aperta. Questo penso sia il primo vantaggio di lavorare per l’internazionalizzazione della propria impresa. Sicuramente non è una cosa semplice, perché vanno affrontate tante difficoltà di natura linguistica, culturale, logistica. C’è da dire però che vi sono degli aiuti su questo fronte che si possono ottenere. Noi per esempio abbiamo partecipato a due progetti sostenuti dalla Regione Puglia, attraverso la partecipazione a due reti di imprese che hanno sviluppato delle azioni proprio mirate all’internazionalizzazione. Sicuramente ci è stato molto utile. Allo stesso tempo abbiamo deciso di partecipare a due associazioni internazionali operanti nel settore ambientale, proprio per rendere sistematico il dialogo con l’estero e approfondire delle relazioni che possono essere interessanti per lo sviluppo della nostra impresa. La prima associazione di cui facciamo parte è l’ISWA (The International Solid Waste Association), nella quale facciamo parte peraltro di uno specifico comitato di studio sulle discariche; la seconda invece è la WBA (World Biogas Association) che si occupa sempre di discariche ma con una focalizzazione sulla produzione di energia rinnovabile”.
Prossimi progetti?
“Proprio in questi giorni abbiamo dato inizio ad un nostro nuovo progetto: quello di essere presenti con un nostro ufficio nelle Isole Canarie, al fine di utilizzare le opportunità rivenienti dal fatto che si tratta di una Zona Economica Speciale spagnola, con una serie di incentivi a disposizione delle imprese. Naturalmente in queste isole il problema ambientale è molto sentito e siamo fiduciosi sul fatto che la nostra professionalità e le nostre tecniche di gestione possano essere utilizzate”.
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